Erasmus+ all’istituto comprensivo “Rita Atria” di Catania

Giunti al teatro di Nuova Masseria Moncada con un’unica valigia … quella delle emozioni, vissute durante le 5 mobilità Erasmus+, diversificate in corsi di formazione e job shadowing, per 24 partecipanti dell’Istituto comprensivo Rita Atria di Catania, felici di condividere insieme le esperienze fatte a Praga, Almeria e Dosrius.

L’Erasmus è stato definito come un’opportunità, non solo di apprendimento di nuovi metodi e tecniche, ma di crescita professionale e umana. Per la Dirigente Scolastica, Concetta Tumminia, questo progetto ha rappresentato la base per attivare canali che approfondiscono conoscenze e formazione per tutto il personale scolastico. Un sogno realizzato, sottolinea la referente Erasmus, Melita Cristaldi. Abbiamo voluto iniziare il percorso di internazionalizzazione della scuola con un progetto di formazione per docenti e personale amministrativo, certi che le ricadute interesseranno tutto l’istituto, alunni in primis. Il prossimo obiettivo sarà la mobilità dei nostri alunni per offrire loro opportunità formative e per lo sviluppo dell’identità europea. Il progetto ha visto le 5 mobilità programmate concludersi con grande successo. I corsi di formazione tenutisi a Praga hanno avuto come temi l’educazione alla sostenibilità, all’inclusione e alle TIC, ovvero alle tecnologie informatiche e comunicative, argomenti cari ai docenti che ogni giorno affrontano la trasformazione dell’universo didattico attraverso lo sviluppo di capacità specifiche volte ad arricchire la scuola e i suoi principali protagonisti: gli alunni. Questi argomenti hanno interessato anche il personale amministrativo coinvolto nelle mobilità. I corsi di formazione hanno offerto la possibilità di confronto con colleghi provenienti da diversi paesi europei (Grecia, Romania, Spagna, Turchia), con i quali è stato possibile sperimentare nuove metodologie didattiche. Interessante aver notato come dal punto di vista dell’inclusione scolastica il nostro paese risulta essere all’avanguardia. A ciò si aggiunge la competenza in lingua inglese, l’intercultura, la possibilità di creare partenariati ed immergersi in altri contesti culturali. 

Le attività di job shadowing, svoltesi ad Almeria e Dosrius, hanno avuto invece lo scopo di conoscere da vicino l’approccio didattico ed educativo attivo in Spagna. I partecipanti hanno potuto infatti vivere momenti all’interno di alcune classi di scuola dell’infanzia e primaria, sperimentando metodi innovativi per l’insegnamento della matematica, della robotica, ma anche delle discipline umanistiche. Sorprendente l’esperienza del “Cunto Canto” che ha visto gli alunni della scuola dell’infanzia di Almeria affrontare temi seri come la parità di genere tramite la storia di una simpatica camionista. Piacevole constatazione invece a Dosrius dove gli alunni, durante la ricreazione, vengono lasciati liberi di giocare senza la presenza di docente o collaboratori con l’obiettivo di farli responsabilizzare e socializzare in autonomia. In un clima di gioia e spensieratezza, alunni di scuola dell’infanzia e primaria, riuscivano a convivere insieme in un momento extra-curriculare. Tutto questo è stato raccontato durante l’evento finale di disseminazione del progetto K122, a cui ha preso parte anche la dottoressa Daniela Turrisi, psicologa presso il nostro Istituto, la quale ha stimolato tutti i partecipanti a condividere le esperienze vissute. In particolare, facendo scorrere una serie di immagini (scelte da tutti i beneficiari delle mobilità) ha chiesto quali sentimenti, emozioni, pensieri le singole foto avevano suscitato in loro. Concetti come confronto. Condivisione, divertimento, allegria, benessere, relazione sono stati al centro del dibattito e della provocazione da parte della Turrisi. Perché in vacanza si provano questi sentimenti ed emozioni e a scuola invece scemano? Non si era colleghi anche a Praga o in Spagna? Cosa cambia? L’Erasmus è stato anche questo: un punto interrogativo per il futuro…una valigia delle emozioni da aprire ogni giorno pensando che per essere buoni educatori bisogna essere prima di tutto buoni colleghi. Perché il benessere lavorativo passa anche dal saper stare bene insieme.

 

 

 

 

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